PALAZZO D’ARNOLFO

Palazzo Pretorio è ad oggi meglio noto come Palazzo d’Arnolfo, dal nome dell’architetto Arnolfo di Cambio, che secondo Giorgio Vasari progettò l’intero castello duecentesco ed il Palazzo stesso. E’ situato esattamente nel centro, tra le due piazze principali, Cavour e Masaccio, affacciandosi sulla via principale del centro, Corso Italia.

Il Palazzo di San Giovanni, come tutti i palazzi dei centri di nuova fondazione, sorse con precise finalità politiche e di controllo tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo. L’edificio era sede e abitazione del rappresentante del Comune fiorentino e luogo di riunione del Consiglio della comunità; qui non solo veniva amministrata la giustizia, ma si stoccavano i cereali che costituivano le riserve in caso di guerra o carestia. Furono proprio i rappresentanti fiorentini ad affiggere i loro stemmi al paramento murario, conferendo all’edificio quell’aspetto di pastiche che si conserva ancora oggi.

All’inizio del Quattrocento il rinnovamento del Palazzo come residenza del Vicario indica la volontà di Firenze di fare di San Giovanni il centro del potere dell’area del Valdarno. Nel corso dei secoli l’assetto dell’edificio cambiò adattandosi ai mutamenti politici che interessarono Firenze e il suo territorio. Nel 1909 il Palazzo venne dichiarato monumento nazionale, mentre l’appellativo di Palazzo “di Arnolfo” si diffuse all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, a seguito del restauro del 1934.

Il piano terreno è recintato su tutti i lati da un ampio porticato, con quattro arcate sulle facciate e sei sui fianchi, scandite da pilastri ottagonali ornati da stemmi della città dominante (il giglio fiorentino) e dalla parte guelfa (l’aquila guelfa). Nell’atrio è conservato l’originale del Marzocco, una statua in pietra che rappresenta il dominio fiorentino: un leone seduto che regge con la zampa lo scudo gigliato. Originariamente posto in piazza Cavour; di fronte al palazzo, è ora sostituito da una copia e custodito all’interno del Palazzo. Alle pareti dell’atrio affreschi e stemmi dipinti del Quattrocento.

Il primo piano presenta sulle facciate due loggiati su colonne e capitelli di gusto rinascimentale. Una torre emerge dal centro della parete posteriore, con duplice ordine di finestre e coronamento merlato.

Palazzo d’Arnolfo ha una bellezza eccentrica per le abitudini costruttive toscane, rifacendosi più a modelli settentrionali che del centro Italia; il suo fascino è indubbiamente aumentato dai numerosissimi stemmi di vicariato che costellano la facciata principale: duecentocinquanta quelli rimasti, dal più antico del 1410 al più recente del 1772, in pietra, ceramica, taluni scolpiti nelle colonne e nei pilastri, altri dipinti.









MUSEO DELLE TERRE NUOVE

Il Museo delle Terre Nuove trova la propria sede nel Palazzo d’Arnolfo, dopo il restauro effettuato negli anni ’80 del secolo scorso e aperto il 21 dicembre 2013 racconta il fenomeno della fondazione dei nuovi centri abitati che interessò una buona parte dell’Europa medievale.

Con la rinascita dell’anno Mille la crescita di popolazione, il rifiorire delle città, la ripresa degli scambi commerciali inaugurarono un periodo favorevole a un relativo progresso. Sovrani, nobili, istituzioni religiose e Comuni iniziarono a estendere il loro controllo sui territori circostanti dando vita a una ristrutturazione profonda della geografia degli insediamenti: nacquero così le Terre Nuove, dove i nuovi abitanti potevano godere della libertà dai vincoli di natura feudale, di esenzioni fiscali e dell’offerta di un lotto edilizio per costruire le loro abitazioni. Il Museo dedica una particolare attenzione alle sviluppo che tale fenomeno ebbe in Toscana e nel territorio fiorentino dove, dalla fine del XIII secolo, presero vita numerosi nuovi centri: tra questi San Giovanni Valdarno, o meglio Castel San Giovanni.

Nell’intreccio di video, immagini, animazioni interattive, plastici e rievocazioni storiche il museo consente di comprendere quali siano stati i caratteri urbanistici che hanno modellato le terre nuove toscane e tratteggia gli aspetti politici, demografici, economici e militari di queste nuove comunità, portando il pubblico ad immergersi nel vivace mondo medievale di cui tali centri sono parte.