Lo stufato alla Sangiovannese

Il piatto tipico di San Giovanni Valdarno è il famoso “Stufato alla Sangiovannese”, piatto che ha ottenuto anche il marchio di unicità e tipicità.
Le sue origini sono incerte ma si legano indissolubilmente agli Uffizi di Carnevale, in particolar modo ai pranzi che si svolgono nelle cinque domeniche di carnevale presso i Saloni della Basilica di Santa Maria delle Grazie.

Benché il piatto abbia origini antiche queste sono però incerte e ci sono diverse ipotesi che riguardano la nascita di questo piatto. Lo stufato era sicuramente già diffuso, a cavallo tra ‘800 e ‘900, nelle fabbriche del paese, ma soltanto dopo che un operaio della Ferriera, storica azienda metallurgica del paese, rientrò dalla guerra in Libia dopo aver imparato a cucinare grandi quantità di carne con molte spezie, propose la ricetta in famiglia, ai suoi colleghi e infine ai Saloni della Basilica di Santa Maria delle Grazie, questo piatto conobbe la sua fama.

La preparazione dello stufato custodisce un grande segreto: il drogo, il mix di spezie che gli stufatari e le drogherie conservano gelosamente. La ricetta prevede che la carne di vitello debba essere quella del muscolo della zampa anteriore, in modo da differenziare lo stufato da una comune spezzatino. La ricetta piano piano passò da un cuoco all’altro degli Uffizi, dando vita ad una vera e propria competizione che ancora oggi si conserva, e poi di casa in casa, nelle osterie e nei ristoranti della città. Tuttavia, la ricetta originaria è ancora oggi legata agli Uffizi e  viene preparata in questa circostanza.

La ricetta

INGREDIENTI: Carne di vitello: muscolo di zampa , battuto o trito di cipolla, sedano, carote e prezzemolo; a parte, battuto fine fine di aglio e bucce di limone; sale, pepe, spezie e un po’ di noce moscata; ossi della bestia, olio d’oliva, vino rosso, un po’ di conserva.

PREPARAZIONE
Il segreto è difficile a spiegarsi perché dipende da una serie di cose importanti come: la quantità e tipo di carne, tipo di tegame (si consiglia di coccio o alluminio), mestolo (solo di legno) col quale deve essere ben girato il tutto, infine la mano che lo lavora. Comunque: mettere la carne nel tegame con l’olio e i due battuti. Mettetevi sale, pepe, comuni spezie e noce moscata. Girare il tutto col mestolo e mettere al fuoco.
A parte si è messo a bollire lentamente gli ossi con solo acqua. Rosolare bene finché l’olio in fondo al tegame non appaia trasparente.
A questo punto aggiungere vino rosso in quantità che ricopra la carne e farlo evaporare a fuoco vivace. Quando si è ritirato, assumendo un colore marrone, aggiungere un po’ di conserva in quantità tale da non dare alla carne un aspetto troppo rosso. Si aggiunge il brodo degli ossi via via che la carne lo richiede. Un quarto d’ora prima della cottura si aggiunge un pizzico di noce moscata. Il tutto deve bollire lentamente per circa quattro ore.

RICETTA IN RIMA