San Giovanni Valdarno commemora la partenza la partenza dei volontari per la guerra di Liberazione
20 Feb 2024
Il 22 febbraio si terrà la 79esima manifestazione nazionale per ricordare i giovani partigiani che si arruolarono per liberare i territori italiani occupati dai nazifascisti. Appuntamento alle 9 al Cinema teatro Masaccio con gli studenti poi dalle 11,45 il corteo lungo via Roma e la deposizione della corona ai caduti al sacrario di Palazzo d’Arnolfo. Parteciperà anche la delegazione di Corning
Era il 7 febbraio 1945 quando, da San Giovanni Valdarno, partirono 105 giovani partigiani che si arruolarono volontari nel rinato esercito italiano per andare a combattere nella brigata Friuli per la liberazione dei territori italiani occupati dai nazifascisti sul fronte del Senio. Avrebbero potuto rimanere nei loro paesi liberati a luglio dell’anno precedente e ricominciare a vivere dopo tanti anni di dittatura e di guerra: invece preferirono arruolarsi e combattere contro i nazisti ed i fascisti oltre la linea Gotica per consentire anche ai fratelli delle regioni del Nord Italia di raggiungere la libertà che loro avevano appena assaporato. I volontari sangiovannesi parteciparono alla liberazione di Riolo Terme e anche di Bologna.
Dal 1946, ogni anno questo evento viene ricordato e celebrato nella città del Marzocco con una manifestazione che vede la partecipazione di autorità istituzionali e militari con rappresentanze regionali, provinciali, comunali e di associazioni partigiane combattentistiche che provengono da varie parti della Toscana ed anche da altre regioni.
Giovedì 22 febbraio dalle 9 al cinema teatro Masaccio gli studenti delle scuole superiori presenteranno i loro lavori di ricerca sul periodo storico dell’ultima fase della Seconda guerra mondiale e gli avvenimenti ad essa legati.
Aprirà gli interventi il sindaco di San Giovanni Valdarno Valentina Vadi; poi la parola passerà a Giuseppe Morandini, presidente Anpi Valdarno, e Mari Franceschini, vice presidente Anpi nazionale. Coordinerà il dibattito il giornalista Filippo Boni.
Alle 11,45 partirà il corteo per le vie cittadine che, da via Borsi, passerà per via Roma, attraverserà piazza Cavour fino ad arrivare al loggiato di Palazzo d’Arnolfo dove, alle 12 sarà deposta la corona ai caduti. Alle 12,30 si svolgerà il pranzo ai saloni della Basilica.
Alla manifestazione parteciperà anche la delegazione di Corning, arrivata a San Giovanni Valdarno per il rinnovo del patto di gemellaggio e l’accordo di reciproca collaborazione fra le due comunità.
“E’, per me, l’ultimo anno della consiliatura in cui, nelle vesti di sindaco, rappresento, con il gonfalone e la fascia tricolore, tutta la città di San Giovanni Valdarno a questa manifestazione”, ha dichiarato il sindaco di San Giovanni Valentina Vadi . “L’appuntamento per ricordare la partenza dei volontari alla guerra di Liberazione e l’unità di Italia è una ricorrenza importante nella nostra comunità cittadina, istituita dal Comune di San Giovanni Valdarno, insieme ad Anpi molti anni fa per ricordare un evento specifico che ha riguardato San Giovanni Valdarno, per conservare la memoria del passato e dei valori della Resistenza: la libertà, la democrazia, l’uguaglianza sociale, la lotta contro ogni forma di discriminazione. Questi sono i valori, in nome dei quali combatterono i partigiani e i volontari che partirono per liberare l’Italia dal nazifascismo. Dopo il 24 Luglio 1944, giorno in cui vennero liberate San Giovanni Valdarno e Cavriglia la volontà dei partigiani sangiovannesi e Valdarnesi di continuare la lotta di Liberazione, si manifestò con la partenza, il 7 febbraio del 1945, 79 anni fa, di 105 volontari, arruolatisi nei gruppi di combattimento del ricostituito esercito italiano. Ogni anno, con questa cerimonia, noi ricordiamo quei giovani, il loro coraggio, il loro smisurato amore per la libertà, ed il legame che ci unisce ancora, dopo così tanti anni, alle comunità che i nostri combattenti sangiovannesi contribuirono a liberare in quell’inverno del 1945. Queste vicende, spesso sconosciute ai libri di storia, ma così importanti per la costruzione di una memoria collettiva e di un comune sentire morale, devono essere consegnate alle generazioni giovani, che costituiranno la classe dirigente futura, ed avranno, loro, la responsabilità di mantenere in pace, e in una civile convivenza, questo paese. Ancora più importante, in un momento come questo, con una guerra in atto nel cuore dell’Europa da due anni, con un nuovo conflitto che infiamma la Palestina, con immagini di morte, distruzione e disperazione davanti ai nostri occhi ogni giorno, ripetere a noi stessi quanto è importante essere costruttori di pace, fare ogni sforzo in nostro potere per scegliere le ragioni della pace e che la diplomazia europea ed internazionale – se hanno ancora una consistenza sostanziale e non solo formale – facciano tacere le armi, segnando la fine del conflitto tra Russia e Ucraina e la fine dei bombardamenti in Palestina, nella striscia di Gaza. Vorrei concludere ricordando le parole di Alexey Navalny, oppositore russo del regime di Putin, richiuso nelle carceri siberiane dove è morto alcuni giorni fa – il 16 febbraio – per le dure condizioni di detenzione a cui era sottoposto, che nel documentario “Navalny” (2023) di Daniel Roher alla domanda su quale messaggio avrebbe lasciato al popolo russo nel caso in cui fosse stato ucciso, risponde: ‘Se decidono di uccidermi, vuol dire che siamo fortissimi. Dobbiamo usare questa forza, non dobbiamo arrenderci, ma ricordarci che siamo oppressi da persone cattive. Il male, per trionfare, ha solo bisogno che i buoni non facciano nulla. Quindi non siate inerti’”.
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